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Cronaca

Presentato il progetto di sperimentazione adeguamento liturgico della cattedrale

Redazione 12-09-2024 19:04:00 2

MANTOVA - Ieri sera nell’aula magna del Seminario vescovile si è tenuto l’incontro pubblico di presentazione del progetto di sperimentazione dell’adeguamento alla riforma liturgica della cattedrale di Mantova. L’incontro, presieduto dal vescovo, Marco Busca, e moderato dal vicario generale don Alberto Formigoni, ha avuto la finalità di portare all’attenzione pubblica quanto la Diocesi sta elaborando per adeguare l’assetto liturgico della chiesa cattedrale, tutt’oggi ancorato alla riforma avvenuta nella prima stagione postconciliare.

Dopo l’introduzione del vicario generale, i lavori sono stati aperti da don Alberto Giardina, direttore dell’Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana. Il liturgista ha condotto i presenti all’interno del complesso e fertile territorio della liturgia, fortemente voluta dal Concilio Vaticano Secondo e sancita dalla Costituzione conciliare. La relazione è entrata nello specifico delle chiese cattedrali, le cui stratificazioni - non solo architettoniche e artistiche, ma anche teologiche, ecclesiologiche e liturgiche - dimostrano quanto l’edificio sia da sempre aperto alla società intera, ma immerso dentro la vita della comunità di fede. Silvia Tarantelli, liturgista, e Giorgio Della Longa, architetto, hanno presentato la proposta di intervento, segnata da una forte sperimentazione, che comporta l’esigenza di essere provata dal vero per un congruo periodo di tempo. Il progetto trova fondamenta solide nello specifico ecclesiologico e liturgico.

La relazione di Tarantelli ha perciò costituito il nucleo centrale della serata, a partire dal motivo per cui è nata la volontà di adeguare l’edificio, soffermandosi sull’analisi delle criticità dell’adeguamento liturgico. Costitutiva è la lettura dello spazio celebrativo della cattedrale, caratterizzato dalla dualità che sussiste tra lo spazio della riforma dettata da Giulio Romano e il corpo del transetto con la cupola e il coro absidale. Dualità confermata dalle cinquecentesche balaustre che segnano con vigore i due ambiti e ne differenziano la natura. Il progetto di adeguamento dello spazio della cattedrale alla riforma conciliare è basato proprio sulla cosciente accettazione dell’impossibilità di agire liturgicamente in unità nello spazio attuale, e del valore di mantenimento delle balaustre nel loro proprio sito. La balaustra quindi da problema diventa risorsa e cardine dell’azione progettuale. La proposta di adeguamento intende promuovere perciò il rinnovamento della chiesa mediante gli elementi propri della liturgia, senza interferire fisicamente sulla materia dell’edificio ereditato dalle precedenti epoche storiche.

Della Longa ha confermato l’analisi, partendo dalla lettura dello spazio architettonico dell’intervento giuliesco e del suo completamento. La natura dell’arioso spazio cinquecentesco, ha sostenuto, non sarà mortificata ma, anzi, sarà valorizzata dall’intervento proposto, che è stato in sintesi illustrato dal punto di vista formale e materiale, sottolineando il carattere di piena reversibilità della proposta. Gabriele Barucca, Soprintendente delle provincie di Cremona, Lodi e Mantova, ha indirizzato la lettura della proposta dal punto di vista di colui che è preposto alla tutela del patrimonio. La reversibilità assicura la sua messa in atto, e il pulpito settecentesco, riconvertito in ambone, ritrova una propria ragione rituale all’interno dello spazio. Barucca ha richiesto infine di porre ogni attenzione sullo spazio del sistema transetto-cupola, perché il complesso spazio ecclesiale sia vissuto nella sua completezza. Dopo un proficuo dialogo tra gli intervenuti e i relatori, in cui non sono mancati rilievi di criticità, il vescovo ha preso la parola per confermare la volontà della Chiesa mantovana di intervenire nella cattedrale, ponendosi in un processo di ascolto di tutti coloro che nel tempo di sperimentazione della proposta potranno fornire il loro contributo. Una Chiesa in cammino, quindi, perché solo al termine della fase sperimentale - e con le eventuali correzioni che questa suggerirà e comporterà - si potrà indirizzare il progetto in termini di adeguamento stabile, per consentire alla cattedrale di proseguire il suo cammino nella storia, col dialogo tra l’architettura e la comunità che la vive