CAVRIANA - Sabato 25 gennaio a Cavriana la conclusione della terza marcia mondiale per la pace e la non violenza.
Dopo aver attraversato i 5 continenti, il 5 gennaio scorso si è conclusa, a San José de Costa Rica, la Terza Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza partita il 2 ottobre 2024. Questa importante iniziativa fa eco all’appello per un “cessate il fuoco globale” lanciato dal Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, il 23 marzo dell’anno scorso, chiedendo che tutti i conflitti siano fermati.

Spiegano gli organizzatori dell'evento: "Di fronte alla regressione dell’umanità è urgente far sentire e rafforzare la voce di coloro che, in ogni continente, vogliono un mondo senza guerre e violenze. Per questo le associazioni del territorio hanno aderito a questa Marcia, organizzando una staffetta ideale di iniziative:

• Per denunciare la situazione pericolosa del mondo, con il rischio di una terza guerra mondiale nucleare e l'aumento della spesa per gli armamenti, mentre in aree sempre più vaste del pianeta molte popolazioni sono emarginate dalla mancanza di diritti umani, cibo e acqua.
• Per continuare a sensibilizzare l'opinione pubblica sul fatto che solo attraverso la "nonviolenza" si può raggiungere la "pace" e si può aprire il futuro all'intera specie umana.
• Per evidenziare le varie azioni positive che individui, gruppi e popoli, nonostante scarsa copertura nei media ufficiali, stanno intraprendendo in molti luoghi per garantire l'effettiva attuazione dei diritti umani e per promuovere la collaborazione, la coesistenza pacifica e la non aggressione.
• Per dare voce alle nuove generazioni che vogliono raccogliere il testimone e lasciare il segno, radicando la cultura della nonviolenza nell'immaginario collettivo, nell'educazione, nella politica, nella società". 

Questo percorso si concluderà sabato 25 gennaio alle ore 16, nella Sala Civica di Cavriana, con la proiezione del film “Guerra e Pace”. Ingresso gratuito.

La via del dialogo e della nonviolenza è l’unica che possa offrire un futuro alle nuove generazioni e a tutta l’umanità. Non c’è contesa territoriale che possa giustificare la morte anche di una sola persona.