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INAUGURATA ALLA CASA DEL MANTEGNA LA MOSTRA DI MORARI

Redazione 22-12-2024 12:48:07

MANTOVA – Da ieri, 21 dicembre, fino al 23 febbraio 2025 la Casa del Mantegna ospita l’esposizione monografica “Un sentiero di vita nell’arte” dell’artista mantovano Augusto Morari.

La rassegna presenta una selezione di oltre sessanta opere realizzate tra il 1953 e il 2024 che illustra l’intera produzione artistica di Morari, attraverso una ricerca espressiva che interseca le principali correnti del secondo Novecento, dal neo-naturalismo all’informale e astratto.

Le opere sono proposte al pubblico seguendo una scansione cronologica che consente di ripercorrere i momenti principali della lunga e intensa carriera di Morari, che intreccia con profonda passione le attività di artista a quelle di insegnante, restauratore e scenografo.

La mostra Un sentiero di vita nell’arte è patrocinata e sostenuta dal Comune di Mantova con il Museo MACA di Palazzo San Sebastiano e Palazzo Te, dalla Provincia di Mantova, e con il generoso contributo di Fondazione Banca Agricola Mantovana.

L’iniziativa è stata fortemente voluta dal sindaco di Mantova Mattia Palazzi che ha dichiarato: “È con profonda riconoscenza e amicizia che abbiamo sostenuto la mostra antologica dedicata all'opera di Augusto Morari, artista che ha segnato in modo indelebile la storia culturale della nostra città. Questa mostra, accolta con sensibilità della Provincia di Mantova e nata grazie ad una felice collaborazione tra istituzioni, è un invito a immergerci in quella luce, a scoprire o riscoprire un maestro di cui andare orgogliosi. Un figlio di Mantova che, con il suo talento e la sua umanità, ha saputo far splendere il nome della nostra città”.

La Provincia di Mantova è orgogliosa di ospitare nei prestigiosi spazi di Casa del Mantegna l’esposizione antologica delle opere di Augusto Morari e dichiara: “Un ritorno alle origini, quando tutto cominciò dopo quasi 70 anni Augusto Morari espone per la prima volta una sua personale alla Casa del Mantegna, dove nel 1955 vinse ex aequo il premio ‘Giordano Di Capi’, con una menzione speciale per ‘l’uso del bianco e del nero’ nei disegni. Da allora per Morari è stato un susseguirsi di riconoscimenti e non più solo a livello locale, apprezzato da critica e collezionisti. Né, accanto alla feconda creazione artistica, è da dimenticare la sua attività di restauratore e studioso che lo ha portato a collaborare con i curatori delle più prestigiose mostre tenute negli ultimi decenni a Mantova”.

“Con immenso piacere la Fondazione Banca Agricola Mantovana – dichiara il presidente Arrigo Gianolio – ha sostenuto la mostra antologica di Augusto Morari che illustra lo straordinario percorso di questo eclettico maestro mantovano che ha saputo coltivare l’amore per l’arte nelle sue più diverse forme e prospettive”.

“Qualunque cosa Augusto Morari abbia realizzato – spiega Stefano Baia Curioni, direttore di Fondazione Palazzo Te – sempre ha servito, con varie sfumature, il mestiere di pittore. In questo caso mi pare cruciale il senso originario della parola ‘mestiere’: ministerium, minister, incrociato con misterium. Servigio, ufficio, cura: servire la pittura, la capacità di creare, conservare, ridisegnare, far vivere immagini e cogliere, preservare, in esse sensi segreti per proporli agli altri, all’umano. Così si arriva oggi ad una mostra personale, antologica, molto ampia, con oli che rievocano, con tratti forti, Sironi e Morandi, o il primo Mondrian, figure che rimandano a Manzù, e poi a scorci di natura, verdi profondi, che accolgono echi neoimpressionisti mescolati ad irruzioni espressioniste”.

In occasione della mostra è stato pubblicato un ampio catalogo che raccoglie oltre centoventi opere di Morari – tra cui i dipinti esposti alla Casa del Mantegna – i testi di Stefano Baia Curioni, Renata Casarin, Ezio Zani e un testo autobiografico dell’artista in cui sono appuntati eventi, date, opere d’arte, incontri e progetti di un’intera vita dedicata all’arte.

ORARI DI VISITA

La mostra è visitabile sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 17, compreso il 27 dicembre.

Feriali: dal lunedì al venerdì ore 10-13; lunedì e giovedì ore 14.30-17

NOTA BIOGRAFICA

Augusto Morari nasce a Mantova nel 1938. Cresce nell'ambiente fervido di stimoli del Palazzo Ducale, dove il padre è capo custode. Morari ha anche la possibilità di studiare le tecniche artistiche antiche seguendo i lavori di restauro di noti operatori mantovani come Nonfarmale, Coffani, Raffaldini. Morari stesso si dedica al restauro, professione che eserciterà con severità di procedure e intelligenza critica.

Nel 1958 si diploma al Liceo Artistico di Brera, dove l'ha indirizzato l'amico Claudio Olivieri; nel frattempo ha già ottenuto importanti riconoscimenti nella pittura e nella grafica, tra cui il Premio Mantegna e il primo Premio di Pittura al Palazzo della Stampa di Milano.

Francesco De Rocchi, esponente del chiarismo lombardo, e Guido Ballo, suoi docenti a Brera, nonché gli amici Besson, Madella, Olivieri, Schirolli, incoraggiano il giovane artista a proseguire la ricerca espressiva, già allineata alle tensioni gestuali e segniche dell'arte informale lombarda.

La produzione dell'ultimo scorcio degli anni Cinquanta è caratterizzata in prevalenza dall'impiego di carboncino o di tempere su carta. La polarità del bianco e nero, dei bruni, aggroviglia la restituzione dei paesaggi padani. L'urto emotivo, l'impatto con la percezione del naturale è dominante rispetto alla fedeltà al soggetto.

Per queste ragioni la stagione neo-naturalistica di Morari è stata dalla critica accostata a Morlotti. Tuttavia, l’uso degli inchiostri neri, la tensione luce-ombra si spiegano con la conoscenza e l’interesse dell’artista per il Seicento e Settecento lombardo, da Fra’ Galgario a Giuseppe Bazzani.

Negli anni Sessanta Morari partecipa ad altre rassegne e premi importanti. La sua pittura è ad una svolta, il richiamo all'astrazione lirica e alla poetica gestuale di Kline, De Kooning e Vedova agiscono da cartina di tornasole, inverando una prassi che negli anni Ottanta, dopo un lungo silenzio, si pone all'interno di una vocazione informale e astratta di segno neo-romantico.

Morari negli anni Settanta si dedica all'insegnamento e alla professione di restauratore; solo nel 1984 torna alle partecipazioni pubbliche: la personale a Palazzo Te (1987), "Natura e artificio" (1989), altre personali al Centro di Cultura Einaudi (1991) e allo Studio Toni De Rossi di Verona (1992), e la partecipazione alla rassegna sull'Apocalisse di Giovanni a Palazzo Ducale di Mantova (1998).

Più recentemente, durante il periodo della pandemia di Covid, l’artista ha ripreso a dipingere ispirato dalla natura rigogliosa del proprio giardino, indagando la relazione vitale tra luce, fiori e piante. Tra le opere più poetiche di questi anni si ricorda la serie “Il pianto degli angeli”.